giovedì 9 febbraio 2017

ADBT Movie: Coach Carter

Oggi inauguriamo su questo blog una nuova serie di rubriche dedicate al cinema e alla letteratura legata al basket. La troverete random (un po’ quando ci pare, così sarete obbligati a seguirci) e troverete articoli che non saranno improntati sulle cronache dei match delle nostre formidabili compagini bensì, consigli per acquisti veri e propri.

No, non vi preoccupate: non siamo dei nuovi Mastrota e non abbiamo intenzione di vendervi niente, né tantomeno abbiamo velleità da aspiranti Alain Elkann o Gianni Canova. Ci limiteremo semplicemente a darvi qualche consiglio su libri, film, mostre che ci sono piaciuti, sempre incentrati su questo meraviglioso sport che è la pallacanestro, raccontandoveli alla nostra maniera, un po' pane e salame, un po' passi in partenza e tre secondi nel pitturato.

Oggi vorremmo parlarvi di un opera cinematografica che per gli amanti della pallacanestro è una vera e propria pietra miliare, un capolavoro che forse, per i lettori neofiti, dirà poco o nulla.
Il film in questione si intitola: Coach Carter.



Noi sentiamo già i brividi correrci lungo la schiena e sappiamo che chi pratica o segue questo sport, da vero appassionato conoscerà la storia e la bellezza del lungometraggio, qui in redazione l’avremo visto almeno una ventina di volte, tipo il Titanic per una giovane e romantica fanciulla, col vantaggio che non dura venti ore come il film con Di Caprio…


Coach Carter è un film del 2005, diretto da Thomas Carter (un caso di omonimia che non ha nulla a che vedere con il personaggio) e interpretato da un mostro sacro, rispondente al nome di Samuel L. Jackson con la sceneggiatura di Mark Schawnn. (Ah c'è anche Channing Tatum, che non si spoglia come in Magic Mike, ma per le ragazze è sicuramente un bel vedere)

Tratto da una storia vera, va a narrare dell'esperienza vissuta da coach Ken Carter, ex giocatore professionista, ritrovatosi ad allenare i ragazzi della Richmond High School (gli "Oilers"), la scuola di Richmond in California dove lo stesso coach mosse i suoi primi passi da giocatore.
Una high school (il pari nostro Liceo) frequentata da molti ragazzi provenienti dai quartieri poveri della città, dove ogni giorno è una conquista non beccarsi una pallottola o finire in risse con personaggi non esattamente amcihevoli.

La squadra ovviamente non è da meno ed è composta da ragazzi difficili, ognuno con una sua storia alle spalle, come nella più classica tradizione della cinematografia americana. Tra questi ragazzi c’è anche il figlio del Coach che ovviamente non appartenente a questo strato sociale essendo cresciuto nei quartieri borghesi dove il padre si era trasferito quando era diventato un giocatore professionista.

Il nostro Carter dovrà riuscire a creare una squadra, fatta di individualità e di problemi quotidiani, lottando contro le famiglie che inizialmente non capiranno la bontà dei suoi metodi, tra i quali quello di obbligare ogni atleta ad avere una media nei voti che gli permetta di ottenere il diploma in primis e di giocare come conseguenza, anche a costo di perdere qualche partita per non far giocare i giocatori migliori.



Senza tirarvela troppo per le lunghe, questo film non parla di strategie vincenti, non vi farà capire cosa sia un pick and roll o un fadeaway, non parla affatto di tecnica, ma vi appassionerà perché è una vera e propria scuola di vita, dove lo sport non è solo e unicamente una possibilità per diventare ricchi e famosi ma una fucina di valori e di regole che permetteranno di accrescere il proprio bagaglio personale.

Perché come disse Samuel L. Jackson alias Coach Carter: “…Quando sono arrivato volevo allenare ragazzi ma siete diventati uomini…”


Qui di seguito abbiamo estrapolato di un altro momento da pelle d’oca.



Buona visione e se avete qualche suggerimento o richiesta per arricchire questa rubrica, non esitate!

Curiosità:

Channing Tatum prima di questo film non aveva mai giocato a pallacanestro.
Si è allenato per mesi e mesi con un persona trainer per imparare i fondamentali e non sfigurare in mezzo agli altri attori, come Nana Gbewonyo che nel film interpreta Junior Battle che, al contrario, ai tempi del college aveva persino vinto un titolo di MVP nel suo anno da Sophomore.
Ah Nana è uno dei bulli di una delle scene più belle di Gran Torino di e con Clint Eastwood.

Fabio e Teo

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